Franco Tagle è un Rugbista di Napoli, protagonista in vari modi, ma tutti positivi, del Rugby principalmente Napoletano, ma di tutta Italia. Giocatore, Dirigente, Consigliere Federale, ed ecc.
Di tanto in tanto, condivide su facebook le sue memorie Ovali, oltre a raccontare ci permette di ragionare sul Rugby degli scorsi anni.
Con il suo permesso ne inizio a condividere il n8, prossimamente riprendo gli altri e li pubblico, ma se provate ad andare sul suo profilo, potete leggerli.
Grazie Franco
MEMORIE OVALI DI UN PASSATO PROSSIMO di Franco Tagle
8) PASSARE LA PALLA
Strano uso di un’espressione di gioco per descrivere l’abbandono di questo universo da parte di un rugbista: un rugbista non muore mai, al massimo può capitargli di DOVER passare la palla.
Giorni fa è stata un’espressione oggetto di una nutrita partecipazione, alquanto caotica, su facebook, con numerosi equivoci ed equinozi.
Il 30 luglio 2017 è stato l’anniversario dell’immaturo passaggio di palla di Peppe D’Avanzo, a Roma nel 2011, sulla pista ciclabile che percorreva con Antonio Padellaro, sulla quale tante volte si era incontrato con Franco Ascantini.
Pochi di voi si ricorderanno di Peppe, valoroso pilone della Partenope degli anni ’70, ottimo e noto giornalista de “La Repullica”, molto attento al sociale ed alle istanze della sinistra, guidato dal sogno disperante, e forse disperato, di un futuro migliore per tutti.
Peppe giocò negli ultimi anni di Gaetano Vellecco e fu il suo allievo prediletto al quale Gaetano potè trasmettere tutta la sua esperienza in prima linea, esperienza accumulata in oltre vent’anni di mischia.
Tra uomini così, come io li ho conosciuti, si crea un sodalizio infrangibile, un rapporto che travalica anche i limiti dell’amicizia perché tocca le corde più sottili e delicate dell’essere, di quello che ciascuno di noi è nel profondo.
E così arriviamo ad una sera d’estate, primi anni ’90, ad Anacapri.
Gaetano ed io stiamo percorrendo una delle famose vasche, percorso cittadino sempre uguale e sempre diverso che va dal Monumento di fronte all’Europa Palace all’incrocio con la provinciale prima di Caprile.
Ad un certo punto incontro Peppe D’Avanzo, che non vedevo da anni. Ci abbracciamo con sincero affetto, ma quando Peppe vede Gaetano si scioglie dal mio abbraccio e passa tra le braccia di Cabeza con un “Gaetano!”. Ebbi la nettissima sensazione, ancora viva ora, mentre scrivo, di assistere all’abbraccio del figlio che dopo molto tempo incontra il padre, dell’allievo che incontra il maestro: fu un abbraccio gonfio di affetto, di stima, di gratitudine.
Passare la palla: ne parlavamo, giorni fa, Gaetano ed io: presto o tardi, ci dicemmo, l’evento si verificherà ed allora ci ritroveremo con Italo Scodavolpe, Mario Introno, Peppe D’Orazio, Nando Rocco, Carlo Erra, Enrico e Vittorio De Giovanni, Nello Raffin, Ugo Corvino, Lello Valle, Peppe D’Avanzo, Renato Tatafiore e chiameremo qualche giovane come Roberto Capocefalo e Roberto Cantoni e più in là Elio riunirà Pietro Bellastella, Ninni ed Ugo Giuliano, Carletto Carbone, Giovì di Corpo, Romano Mazzoni, Antonio Ammendola e non ce ne vorrete se abbiamo dimenticato qualcuno, ma tutti saranno chiamati a formare una di quelle squadre da stravedere e nel mentre quelli dietro, i backs, daranno le consuete prove di gran classe e manterranno ‘o carr’ pa’ sces’, noi formeremo un pacchetto di avanti che gli All Blacks, gli Springboks, i Wallabies, i Pumas diranno: “E ch’ ghiurnat è schiarat’ stammatin’!”.
Ed io potrò abbracciare Collins per complimentarmi, senza profferire verbo, per la sua più grande azione a difesa del più prezioso degli ovali scesi dal cielo tra le sue braccia: la sua bimba, sulla quale si chiuse a riccio a formare un involucro a prova di Tir per consegnarla incolume ai soccorritori.
Collins: come ogni rugbista sogna di sapersi comportare sempre: come torre che non crolla, come furia che non cede, come cuore che non trema.
Con l’affetto di sempre.
Di tanto in tanto, condivide su facebook le sue memorie Ovali, oltre a raccontare ci permette di ragionare sul Rugby degli scorsi anni.
Con il suo permesso ne inizio a condividere il n8, prossimamente riprendo gli altri e li pubblico, ma se provate ad andare sul suo profilo, potete leggerli.
Grazie Franco
MEMORIE OVALI DI UN PASSATO PROSSIMO di Franco Tagle
8) PASSARE LA PALLA
Strano uso di un’espressione di gioco per descrivere l’abbandono di questo universo da parte di un rugbista: un rugbista non muore mai, al massimo può capitargli di DOVER passare la palla.
Giorni fa è stata un’espressione oggetto di una nutrita partecipazione, alquanto caotica, su facebook, con numerosi equivoci ed equinozi.
Il 30 luglio 2017 è stato l’anniversario dell’immaturo passaggio di palla di Peppe D’Avanzo, a Roma nel 2011, sulla pista ciclabile che percorreva con Antonio Padellaro, sulla quale tante volte si era incontrato con Franco Ascantini.
Pochi di voi si ricorderanno di Peppe, valoroso pilone della Partenope degli anni ’70, ottimo e noto giornalista de “La Repullica”, molto attento al sociale ed alle istanze della sinistra, guidato dal sogno disperante, e forse disperato, di un futuro migliore per tutti.
Peppe giocò negli ultimi anni di Gaetano Vellecco e fu il suo allievo prediletto al quale Gaetano potè trasmettere tutta la sua esperienza in prima linea, esperienza accumulata in oltre vent’anni di mischia.
Tra uomini così, come io li ho conosciuti, si crea un sodalizio infrangibile, un rapporto che travalica anche i limiti dell’amicizia perché tocca le corde più sottili e delicate dell’essere, di quello che ciascuno di noi è nel profondo.
E così arriviamo ad una sera d’estate, primi anni ’90, ad Anacapri.
Gaetano ed io stiamo percorrendo una delle famose vasche, percorso cittadino sempre uguale e sempre diverso che va dal Monumento di fronte all’Europa Palace all’incrocio con la provinciale prima di Caprile.
Ad un certo punto incontro Peppe D’Avanzo, che non vedevo da anni. Ci abbracciamo con sincero affetto, ma quando Peppe vede Gaetano si scioglie dal mio abbraccio e passa tra le braccia di Cabeza con un “Gaetano!”. Ebbi la nettissima sensazione, ancora viva ora, mentre scrivo, di assistere all’abbraccio del figlio che dopo molto tempo incontra il padre, dell’allievo che incontra il maestro: fu un abbraccio gonfio di affetto, di stima, di gratitudine.
Passare la palla: ne parlavamo, giorni fa, Gaetano ed io: presto o tardi, ci dicemmo, l’evento si verificherà ed allora ci ritroveremo con Italo Scodavolpe, Mario Introno, Peppe D’Orazio, Nando Rocco, Carlo Erra, Enrico e Vittorio De Giovanni, Nello Raffin, Ugo Corvino, Lello Valle, Peppe D’Avanzo, Renato Tatafiore e chiameremo qualche giovane come Roberto Capocefalo e Roberto Cantoni e più in là Elio riunirà Pietro Bellastella, Ninni ed Ugo Giuliano, Carletto Carbone, Giovì di Corpo, Romano Mazzoni, Antonio Ammendola e non ce ne vorrete se abbiamo dimenticato qualcuno, ma tutti saranno chiamati a formare una di quelle squadre da stravedere e nel mentre quelli dietro, i backs, daranno le consuete prove di gran classe e manterranno ‘o carr’ pa’ sces’, noi formeremo un pacchetto di avanti che gli All Blacks, gli Springboks, i Wallabies, i Pumas diranno: “E ch’ ghiurnat è schiarat’ stammatin’!”.
Ed io potrò abbracciare Collins per complimentarmi, senza profferire verbo, per la sua più grande azione a difesa del più prezioso degli ovali scesi dal cielo tra le sue braccia: la sua bimba, sulla quale si chiuse a riccio a formare un involucro a prova di Tir per consegnarla incolume ai soccorritori.
Collins: come ogni rugbista sogna di sapersi comportare sempre: come torre che non crolla, come furia che non cede, come cuore che non trema.
Con l’affetto di sempre.